Si è appena svolto a Vidracco (TO) il secondo Festival dedicato alle esperienze di benessere, cura e guarigione dei mali della nostra epoca legati soprattutto al vuoto di senso che stiamo attraversando.

E sintomatico come oggi ciò che da sempre ha dato benessere alle persone venga suffissato in terapia. Non mi sorprenderebbe che in un momento sorgessero il saluto-terapia, l’abbraccio-terapia o l’amico-terapia. Al di là del chiaro intento dei tanti di fare della propria attività una fonte di reddito facendola rientrare nei trattamenti terapeutici, il fenomeno è sintomatico rispetto alla percezione della nostra società consumistica occidentale: siamo tutti malati!

Una malattia psicologica o, potremo dire, di quello spirito umano così intaccato dal materialismo braminico del profitto che ci ha portato a vivere con forti ansie per il futuro e stress da produzione in cui regna un vuoto di senso che solitamente compensiamo con diversi tipi di fuga di cui il più gettonato è riempirsi di oggetti o ricercare nella conservazione delle vecchie credenze un’ancora di salvezza, che non fanno altro che alimentare il nostro malessere anziché appianarlo.

Non sorprende, infatti, che molti degli organizzatori come il Coscenzionismo, la Comunità di Damanhur, l’Istituto Estetra, AEDO Arterapia si occupino da anni di etica e ricerca spirituale e chiaramente delle arti in tutte le loro forme espressive.

Dai numerosi interventi e workshop, totalmente gratuiti e aperti a tutti, è risultato evidente come oggi si assista al fallimento dei caposaldi dei vecchi paradigmi della società industriale e post-industriale di cui il corrispettivo medico è la farmacologia allopatica.

La medicina, i medici, le aziende ospedaliere sempre più integrano l’arte alle loro terapie, soprattutto laddove i mali che si cerca di curare sono sottili e riguardano la psiche, le relazioni interpersonali, l’adattamento sociale, ecc. tutti malesseri che sembrano comunicarci la necessità di un cambiamento globale e radicale delle nostre società e stili di vita.

Il successo delle arti affiancate o in sostituzione delle terapie tradizionali si deve al fatto che molte malattie del corpo in realtà partono da uno stile di vita, da valori e credenze fondamentalmente contradditori e violenti. L’arte in questo senso permette una riconquista di se stessi nel vivere quel mondo interiore così necessario e ricco di significati a cui troppo spesso ci troviamo a rinunciare. Sono i significati di questa umanità che si esprime e si sviluppa nell’arte che ci curano, e se il male peggiore è la nostra disumanizzazione la cura non può che essere un’umanizzazione crescente, dove ciò che siamo e come siamo torna grazie all’arte ad affacciarsi al mondo e a dotare nuovamente di senso la nostra vita.

Non che l’arte si portatrice di senso, ma è un mezzo che può, se condotta con professionalità e competenza, ricondurre noi tutti e non solo i malati patologici, a riscoprire e sviluppare quella bellezza che già ci appartiene, come evidenziavano diversi relatori come Umberto Sardi, direttore artistico del festival, e Patrizio Spinelli dell’Università della Bellezza.

L’arte nella sua specifica funzione di strumento per ricondurre l’essere umano a se stesso, si sta rivelando incredibilmente efficace per la cura di moltissime patologie psichiatriche, squilibri metabolici ed energetici, disagi sociali e di quel malessere dato dal vuoto di senso della nostra società.

Nei tre giorni dedicati al festival, 11-12-13 ottobre, si sono succeduti in contemporanea in tre spazi messi a disposizione del comune di Vidracco e delle Comunità di Damanhûr, conferenze, testimonianze, presentazione di libri, documentari, workshop e, fiore all’occhiello, l’iniziativa Artisti in Passerella curata dal critico d’arte Paola Simona Tesio.

Artisti in Passerella, come illustra l’ideatore dell’iniziativa Umberto Sardi, coinvolge attivamente tutti gli artisti che hanno partecipato al I Concorso Internazionale di Pittura e Scultura indetto in occasione del Festival, li coinvolge non solo mostrando se stessi al fianco della loro opera, ma anche a “curare” con la propria testimonianza il mondo dai suoi tanti mali. Sì, è stata un’operazione quasi terapeutica ascoltare e vedere come noi del pubblico siamo stati riempiti di doni sinceri e spontanei, di puro amore a passione non solo per l’arte ma, in tantissimi interventi degli artisti, per l’umanità e la sua capacità di dare significato e sacralità alla vita e alle cose del mondo. E non poteva essere altrimenti perché nel festival su Arte Medicina Creatività non solo si sono espressi i valori e i significati che nascono dall’amabile cura di questa società malata, ma si sono manifestati nell’umanità e apertura di tutti gli operatori che vi hanno partecipato, mostrando una coerenza tra i temi trattati e il loro esempio vivente, uno tra i tanti quello di aver partecipato tutti come volontari.

È grazie a questi momenti d’incontro che si sperimenta la capacità di dare una risposta concreta, e di indescrivibile bellezza etica, dei tanti operatori artistici, culturali e medici che si sono presi a cuore il benessere del nostro pianeta e delle nostre genti.

Grazie a tutti per ciò che avete donato generosamente in questi giorni a tutti i partecipanti.

Simone Casu