Riceviamo e volentieri pubblichiamo la prima parte di questa analisi di Lorenzo Galbiati.

 

Chi parla oggi della “rivoluzione siriana”? Nessuno, se non per dire che è stata tradita, da laica sarebbe diventata fondamentalista: questo ha detto, in sostanza, il giornalista Domenico Quirico1 appena rientrato in Italia. Ma c’è chi dice2 che la rivoluzione siriana più che tradita è stata dimenticata in Occidente, dove non si sono viste negli ultimi mesi grandi reazioni agli oltre 100 000 morti né di recente si è visto alcuno sdegno per il migliaio di persone gassate nella Ghouta. C’è voluto lo spettro di un intervento USA per vedere mobilitati i politici e il Papa, che con la sua iniziativa ha risvegliato i pacifisti, molti dei quali aspettano da due anni di potersi attivare contro l’ennesimo attacco imperialista americano, e in assenza di questo non sanno che fare, anche perché non sanno decifrare quel che succede in Siria, così come non hanno saputo cogliere quel che è stata, e ancora è, la rivolta popolare siriana.

 

Facciamo quindi un passo indietro, per cercare di capire perché la rivolta siriana ha evidenziato la profonda crisi, forse irreversibile, del pacifismo nonviolento italiano, se non europeo.

 

La rivolta popolare contro il regime di al-Asad è sorta quando era ancora in atto la guerra della Nato alla Libia. Tutto il mondo ha capito subito che la repressione che il regime siriano aveva messo in atto contro i manifestanti pacifici superava per violenza ed efferatezza quella del regime libico di Gheddafi contro i suoi oppositori. Tutto il mondo ha capito anche che in Siria, a differenza della Libia, la Nato non interveniva perché c’era il rischio di creare una guerra in tutto il Medio Oriente, se non una guerra mondiale. Poco interesse ha destato invece la peculiarità della rivolta siriana in sé, infatti quello che ancora oggi ignora la maggior parte della gente, compresi i pacifisti nonviolenti, è che in Siria c’è stata la più grande rivolta popolare nonviolenta mai avvenuta nel mondo arabo – forse una vera rivoluzione, sarà la storia a dirlo.

Gran parte delle associazioni pacifiste e nonviolente si sono unicamente preoccupate di evitare un’altra guerra della Nato in un paese arabo, evocando quanto avvenuto in Libia. I motivi per fare un parallelismo tra la Siria e la Libia in effetti non mancavano. In entrambi i casi, i principali media arabi, ossia le tv Al Jazeera (del Qatar) e Al Arabiya (dell’Arabia Saudita), erano schierati con i media occidentali nell’accentuare i crimini degli eserciti di Gheddafi e al-Asad e nello sminuire le violenze degli insorti (che comunque in Siria, si noti bene, sono avvenute circa 7-8 mesi dopo la sanguinosa repressione governativa di migliaia di attivisti pacifici). I principali media hanno cioè fomentato in entrambi i casi un intervento armato sotto l’egida dell’ONU che fermasse la repressione messa in atto dai due dittatori. Un altro dato presente sia nello scenario libico che in quello siriano riguarda l’agire delle petromonarchie e dei fondamentalisti islamici, che ben presto si sono messi in moto per dare alle due insurrezioni un carattere islamico che, seppure non gradito all’Occidente, converge(va) con l’interesse degli Stati Uniti di liberarsi di due dittatori ostili, oltre che nemici di Israele – e, nel caso della Siria, di liberarsi di un dittatore alleato della Russia e dell’Iran: dopo la Libia, la Siria sarebbe stato il primo passo per la guerra all’Iran, già in agenda nel governo israeliano.

Queste analogie sui casi Libia e Siria, unite a pregiudizi di natura ideologica antimperialista, hanno impedito a molti pacifisti di vedere quanto fossero differenti le rivolte arabe avvenute in Libia e in Siria, e le reazioni ad esse da parte dell’Occidente. Per questi pacifisti c’era, e spesso c’è ancora, un’unica preoccupazione: smentire le notizie sui crimini delle dittature (basti leggere quanto riporta il sito sibialiria da mesi: arriva financo a dire che “la stragrande maggioranza del popolo siriano […] sembra schierata a fianco di Assad”3 ), che sarebbero tutta opera dei media che spingono per una guerra ONU, e attivarsi contro l’America che fremerebbe per intervenire. Da due anni infatti, molti ambienti pacifisti (in particolare la Rete No War di Roma, i comunisti del PdCI) negano di fatto che in Siria sia avvenuta una rivolta popolare spontanea e pacifica, sostenendo che è stata fin dall’inizio (o quasi) diretta dall’America e dalle petromonarchie, e paventano un intervento armato degli USA, che hanno dato per imminente varie volte, e contro il quale hanno manifestato in passato sotto le ambasciate americane. Con il passare del tempo, non potendo continuare ad opporsi a un intervento armato immaginario, anziché rivedere le proprie posizioni hanno preferito affermare che la guerra civile siriana sarebbe una guerra che sta conducendo l’America imperialista “per procura”. Ora, da un certo punto di vista, questi pacifisti hanno tratto una effimera quanto illusoria conferma della loro lettura della realtà da parte della recente volontà di Obama di attaccare, sebbene in modo alquanto limitato, la Siria per l’uso su grande scala di armi chimiche che il regime avrebbe compiuto nella Ghouta (che pare peraltro sia effettivamente avvenuto, come affermano Human Rights Watch e le prime indiscrezioni sul rapporto degli ispettori ONU4 ; e del resto è da molti mesi che si hanno notizie, video, testimonianze anche di medici riguardo all’uso da parte del regime di armi non convenzionali). Il fatto che in pratica tutta l’Europa è contraria a una guerra della Nato, e che Obama sia in minoranza anche nel Parlamento americano, tanto che ora si dichiara disponibile ad accettare la via diplomatica per il controllo delle armi chimiche proposta dalla Russia, dovrebbe indicare a tutti i pacifisti quanto l’Occidente sia sempre stato restio a intervenire in Siria.

In ogni caso, ad alimentare questa vera e propria paranoia complottista di alcuni ambienti pacifisti, secondo cui in Siria è in atto fin dall’inizio della rivolta popolare una guerra imperialista “per procura”5, è stata la campagna mediatica che nel 2011-12 tv e giornali hanno condotto a favore di un intervento armato contro il regime di al-Asad, con tanto di propaganda racconta-bufale in stile Libia. Occorre infatti dare atto agli ambienti pacifisti cui ci stiamo riferendo di essere stati i primi ad aver denunciato (in particolare su Peacelink) che i media occidentali e arabi raccontavano grandi bufale sui crimini di al-Asad, menzogne enormi cui l’opinione pubblica italiana e occidentale credeva senza riflettere. Basti pensare alla bufala del febbraio 2012 secondo cui l’esercito siriano avrebbe fatto stragi di civili a Homs con il gas nervino6, o a quella sui bambini che sarebbero stati uccisi nelle incubatrici degli ospedali7. Ed è sempre merito di alcuni pacifisti l’aver denunciato sul sorgere le prime rappresaglie armate degli insorti siriani contro i militari, insorti che fino a un anno dopo l’inizio della rivolta venivano chiamati da tutti i media mainstream “attivisti”, e descritti come persone che lottavano a “mani nude” contro il regime tanto che fino al 2012 nella conta dei morti stampa e tv non precisavano mai che circa un quarto, se non un terzo, degli uccisi erano militari dell’esercito regolare, evidentemente ammazzati da alcuni gruppi di rivoltosi, i quali dall’inizio del 2012 hanno iniziato a commettere anche crimini verso i civili, che di recente sono diventati sempre più frequenti e su larga scala.

Da un anno e mezzo circa, ossia da quando la guerra civile è diventata una realtà talmente evidente e diffusa sul territorio siriano da non essere più occultabile, i media hanno cominciato a prendere le distanza dagli insorti e a chiamarli allo stesso modo di quanto facevano per gli insorti libici: “ribelli” o, appunto, “insorti”. Bisogna comunque tenere fermo il punto sul fatto che i crimini del regime sono stati e continuano a essere di entità molto maggiore di quelli degli insorti: l’esercito bombarda a tutto spiano sulle città da molti mesi e insieme agli shebbiha, i corpi scelti fedeli al regime, che agiscono alla stregua degli squadroni della morte, è il primo responsabile di quasi tutte le più grandi stragi finora commesse. In altre parole: mentre per la Libia c’è stato bisogno di una propaganda mediatica racconta-bufale (il presunto ritrovamento di migliaia fosse comuni) per fornire un eclatante casus belli (fermi restando i gravi crimini commessi da Gheddafi), nel caso della Siria non ce ne sarebbe bisogno, basterebbe la realtà a fornirlo, anche senza considerare l’uso delle armi chimiche. Purtroppo, di tutto questo gli ambienti pacifisti suddetti non si sono resi conto – o non si vogliono rendere conto -, infatti dopo aver smascherato alcune bufale vere sui crimini del regime sono diventati faziosi a tal punto di considerare bufala pressoché ogni notizia di strage che vanga attribuita al regime, anche se a dirlo sono praticamente tutti gli organi di informazione e di difesa dei diritti umani mondiali. In pratica, non può essere il regime a compiere i crimini in Siria: questo andrebbe contro il teorema del “cui prodest” di Marinella Correggia8, secondo cui al regime di al-Asad non converrebbe uccidere civili, perché così facendo correrebbe il rischio di un attacco militare della Nato – quando invece la storia di questi ultimi due anni ha dimostrato il contrario: nonostante il regime abbia ucciso decine di migliaia di civili con armi di ogni tipo, l’Occidente ha paura a compiere contro la Siria il benché minimo atto militare. È chiaro che interpretando la realtà secondo un simile, inconsistente teorema, ci si trovi schierati a priori a difesa del regime di al-Asad, che sarebbe né più né meno che vittima degli insorti armati, ossia dei terroristi al soldo di America e petromonarchie, da cui si difenderebbe con il sostegno della “stragrande maggioranza del popolo siriano”: è questa è esattamente la solfa che ripete da due anni la propaganda del regime di Damasco.

FONTI:

  1. http://qn.quotidiano.net/esteri/2013/09/09/947225-liberato-quirico-giornalista-subite-2-finte-esecuzioni.shtml
  2. http://www.europaquotidiano.it/2013/09/11/siria-una-strana-storia-uno-strano-lieto-fine/
  3. http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1624
  4. http://www.hrw.org/news/2013/09/10/syria-government-likely-culprit-chemical-attack; http://thecable.foreignpolicy.com/posts/2013/09/11/un_report_will_finger_assad_for_massive_chemical_attack
  5. http://www.sibialiria.org/wordpress/?page_id=803
  6. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-02-14/ufficiale-siriano-passato-lopposzione-124106.shtml?uuid=AaGH8crE
  7. http://247.libero.it/focus/20882999/5/siria-attivisti-20-bambini-morti-in-incubatrici-a-homs-damasco-nega/
  8. https://www.google.it/search?q=correggia+cui+prodest&rlz=1C1RNCN_enIT333IT333&oq=correggia+cui+prodest&aqs=chrome..69i57.3809j0&sourceid=chrome&ie=UTF-8