foto da: http://iraitalia.wordpress.com

Ogni anno, i premi Frontline Defenders premiano i difensori in prima linea, nel proprio Paese, dei diritti umani a rischio, sia quanti si prodigano per la tutela dalle violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali, sia quanti offrono un contributo di rilievo alla causa dei diritti umani. Vincitori delle passate edizioni del premio sono stati alcuni campioni dei diritti umani in Siria, in Russia, in Afghanistan, in Guatemala, nella Repubblica Democratica del Congo, in Sudan ed in Uzbekistan.

Lo scorso 28 Gennaio, la giuria internazionale, composta da membri del Oireachtas (Parlamento irlandese), del Dáil Éireann (Assemblea irlandese) e del Parlamento Europeo: Emer Costello (MEP), il Ministro Simon Coveney, la Senatrice Averil Power, il Ministro Ruairi Quinn, ed il membro del Consiglio di Amministrazione di Frontline Defenders, Noeline Blackwell, ha annunciato i nomi dei difensori dei diritti proposti dalle organizzazioni sociali e selezionati per il Premio 2013.

I selezionati per il premio Frontline Defenders 2013 per i difensori dei diritti umani sono risultati: Mam Sonando , Cambogia; Mansoureh Behkish , Iran; Ruth Mumbi , Kenya; David Rabelo Crespo , Colombia; Bahtiyor Hamraev , Uzbekistan; Biram Dah Abeid , Mauritania; il nome del vincitore del premio 2013 sarebbe stato quindi comunicato in una cerimonia a Dublino.

Annunciando la scelta di Dublino, il direttore di Frontline Defenders, Maria Lawlor ha dichiarato: “Per determinare l’elenco dei selezionati, abbiamo affrontato un compito non invidiabile: scegliere sei difensori dei diritti umani in un elenco di 90 candidati provenienti da tutto il mondo. Tutti i 90 difensori dei diritti umani candidati sono i nominati di quest’anno e rappresentano un esempio di coraggio e di impegno assoluto per i diritti umani e per le libertà personali. Ognuno dei finalisti è vittima di persecuzioni, di minacce ed atti di intimidazione, e due selezionati per il premio di quest’anno, il cambogiano Mam Sonando e il colombiano David Rabelo Crespo, s ono ancora oggi in carcere”.

“ Ci saranno sempre persone che scelgono di lavorare per la protezione dei diritti umani. Qualunque sia il detentore di turno del potere, non ci si può sbarazzare di loro, e quando uno di loro cade, subito ne subentra un altro a continuare la lotta contro l’ingiustizia e per la libertà. Indipendentemente dal fatto che lavorano per alcuni anni o per tutta la vita, che i governi non capiscano o fingano di non capire, non è possibile soffocare lo spirito dei difensori dei diritti umani. È in ogni loro respiro”, ha aggiunto Maria Lawlor. Il premio Frontline Defenders è oggi una vera e propria celebrazione dello spirito inestinguibile che unisce i difensori dei diritti umani in tutto il mondo, volta a creare una società più giusta e più egualitaria e, prima ancora, ad attivare il pubblico sulla causa della giustizia e della libertà.

Front Line Defenders ha infine assegnato il Premio 2013 proprio al presidente e fondatore di IRA Mauritania, Biram Dah Abeid . È stato scelto tra centinaia di candidati che le varie organizzazioni internazionali hanno proposto per questo premio importante per la difesa dei diritti e la protezione delle personalità minacciate e a rischio della propria vita. Ciò rappresenta un secondo, prestigioso, riconoscimento internazionale per la lotta pacifica e giusta di IRA Mauritania, dopo che la città tedesca di Weimar aveva concesso il proprio premio, Città di Weimar per i Diritti Umani, ancora a Biram Dah Abeid, nel corso del 2011. E’ anche un riconoscimento per l’impegno degli attivisti, dei militanti e dei simpatizzanti, e dei protagonisti della lotta libertaria anti-schiavitù nel proprio Paese ed in tutto il mondo. Non a caso IRA Mauritania ha uffici nazionali in diversi Paesi, anche in Italia, costituito su iniziativa degli “Operatori di Pace – Campania” ONLUS, di “Haima” ONLUS e delle Donne in Nero contro la Guerra della città di Napoli.

La cerimonia di consegna del Premio, sotto la supervisione del Presidente della Repubblica d’Irlanda, Michael D. Higgins, si è tenuta lo scorso 3 Maggio nella capitale Dublino. Biram Dah Abeid , quale guida e simbolo della lotta contro la schiavitù e contro l’emarginazione nel proprio Paese, ha tenuto un discorso di carattere edificante, che sarà presto messo a disposizione della stampa internazionale. Si tratta di un riconoscimento di estremo rilievo ed un attestato di grande importanza, per quella che può dirsi l’unica organizzazione della società civile con un seguito di massa, in Mauritania, che ha fatto della protezione dei diritti e, in particolare, della lotta contro la schiavitù il tratto distintivo.

Abolita in linea di principio sin dal 1981, la schiavitù è diventata reato penale e gli schiavisti penalmente perseguibili in Mauritania sin dal 2007, grazie all’adozione della legge 48/2007, che, seppure con gravissimo ritardo, è finalmente intervenuta, almeno sul piano dei principi, a fare giustizia di una pratica assurda e oscurantista. Tuttavia, quello che è sancito in linea di principio dalla legge, fatica ancora a trovare riscontro nella pratica: è noto agli osservatori internazionali e agli attivisti civili per i diritti umani, che hanno avuto modo di visitare e di conoscere il contesto mauritano, che la pratica della schiavitù è ancora estremamente diffusa, che a subirne le drammatiche conseguenze, in termini di violenza e di abuso, fisico e morale, sono in primo luogo le comunità nere, le comunità haratin , che ancora più tragica è la condizione della donna schiava, la quale somma alla condizione di schiavitù la propria personale condizione, di donna, proprietà e vittima dell’arbitrio e degli abusi del padrone di turno.

È proprio con lo scopo di liberare gli schiavi e lottare contro uno Stato che da una parte, formalmente, abolisce la schiavitù, e dall’altra, di fatto, ne giustifica l’applicazione, che IRA Mauritania – Iniziativa di Rinascita del Movimento Abrogazionista contro la Schiavitù – si è ufficialmente costituita nel 2010, facendo appello alla Comunità Internazionale per fare pressione sul regime mauritano e mettere fine a una pluri-secolare tradizione, un impasto pesante di oscurantismo e di tabu’.

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