Ropis, Eco-Iris, Epis o Valeureux: le valute locali si moltiplicano da noi. Un modo originale e solidale per rivitalizzare l’economia locale e coltivare relazioni sociali.

E se invece di pagare il pane, il mazzo di fiori o il biglietto dell’autobus in euro, li pagassimo in Toreke, Ropi, Eco-Iris, Epis, o Valeureux? Questi nomi divertenti evocano alcune delle valute locali che fioriscono in Belgio. Ma come funzionano? Perché mettere in circolazione altre valute al fianco dell’euro? E possono combattere la povertà?

Chiamata anche complementare, comunitaria, regionale o a volte sociale, una moneta locale convive con una moneta ufficiale, l’euro, e mira a incoraggiare il commercio locale, a consentire uno scambio economico che non avrebbe avuto luogo senza di essa, a mettere in collegamento bisogni insoddisfatti in valuta ufficiale e le risorse o le competenze sotto-utilizzate dal sistema monetario classico (1).

COSTRUIRE PONTI

A Gand, il Toreke (2) nasce in una delle zone più povere delle Fiandre. il Rabot-Blaisantvest. Il suo obiettivo: riabilitare, aprire e sviluppare quest’area grazie al progetto Bruggen naar Rabot (Ponti verso il Rabot). Finanziato dalla città di Gand e da diversi partner, il progetto comprende in particolare la costruzione di una pista ciclabile, di edifici passivi, di una casa della gioventù e l’inizio di un programma di educazione ambientale per mezzo di un grande giardino comunitario (orticoltura e piccolo allevamento di pollame e di conigli), tante realizzazioni che rispondono ai desideri degli abitanti del quartiere.

Il Toreke è stato introdotto nell’ottobre 2010. Dal 2011, ogni giardiniere paga 150 Torekes (l’equivalente di 15 €) per l’affitto annuale di un appezzamento di giardino comunitario. I residenti ottengono i Toreke partecipando alle attività di abbellimento del quartiere e di tutela ambientale, come la pulizia di parchi e zone di gioco, fiori sui balconi, passaggio all’energia elettrica verde, posizionamento sulle loro cassette postali di adesivi anti-pubblicità massiva, ecc. Possono anche ottenerne prendendo parte a un’attività sportiva nella zona, al prestito e alla gestione delle apparecchiature da barbecue del quartiere, diventando padrino o madrina del campo di bocce, ecc.

Una “giornata di lavoro collettivo” viene organizzata ad intervalli regolari: tra ottobre 2010 e marzo 2011, più di 200 residenti del quartiere hanno preso parte ai 10 giorni di lavoro.

Oltre che nel giardino della Comunità, i Toreke possono essere spesi in negozi partner (bio), cinema (3) o nei trasporti pubblici in comune. Nel settembre 2011, erano già stati scambiati 40 340 Toreke tra 371 abitanti, ossia poco più di 100 € per partecipante (4).

Gli obiettivi di questa valuta locale, lo si capisce chiaramente sono : creare dei legami tra gli abitanti del quartiere, combattere l’esclusione sociale, promuovere atteggiamenti ecologici, reindirizzare il commercio verso consumi rispettosi dell’ambiente e dei diritti sociali all’interno dell’economia locale. Inizialmente, il progetto Toreke doveva terminare nel 2012, insieme alle sovvenzioni pubbliche che lo finanziavano. Nel marzo 2013, il progetto è ancora in funzione, almeno fino a giugno. Si attende una decisione politica per sapere se la città di Gand vuole continuare l’esperienza anche in seguito.

PROMUOVERE L’ECONOMIA LOCALE

Nell’ottobre 2011, nella regione di Mons-Borinage, è stato lanciato il Ropi. Riunisce oggi una decina abbondante di commercianti e qualche decina di utenti, insieme ad alcuni insegnanti e studenti di una scuola secondaria di Tecniche Sociali (infermieristica) di Mons che hanno lanciato il progetto. Questa moneta, promossa da un gruppo di cittadini volontari che formano il gruppo locale Réseau de Financement Alternatif [Rete di finanziamento alternativo], chiamato FINANC’éthique Mons, ha tre obiettivi: “ri-localizzare l’economia; mettere il cittadino al centro dei dibattiti e dei processi decisionali; offrire un’alternativa alla moneta dominante, basata sul reddito da capitale e generatrice di disuguaglianze sociali”(5). Tra i partner e i negozi dove sono accettati i Ropi troviamo tre caffè, una libreria, un caseificio, un macellaio, alcune organizzazioni non profit e un paio di ristoranti (6). Un Ropi vale 1 € e solo i commercianti partner possono operare la conversione in euro con l’applicazione di una commissione del 5%.

Nella regione di Braine-le-Comte, la Minuto (7) è entrata in circolazione ad aprile 2013. La Minuto è un mezzo di pagamento complementare all’euro, il cui valore è basato sui prezzi di mercato correnti o sulla durata della prestazione. Una Minuto (MTO) equivale a 1 euro o a 1 minuto di prestazione, qualunque questa sia. I pagamenti avvengono tramite PC Banking, SMS e assegni in carta libera. Obiettivo della Minuto è sviluppare una rete di scambio di beni e servizi tra gli utenti (aziende o individui) e quindi rendere più dinamico il tessuto economico locale.

La mancanza di denaro o di bilancio in euro può impedire una prestazione o una vendita, ostacolando il pur desiderato incontro tra domanda e offerta. La Minuto permette di aggirare questa situazione, purtroppo troppo frequente, offrendo ai suoi utenti un mezzo di pagamento complementare accettato all’interno di una rete di aderenti. Gli utenti possono così produrre, acquistare, fornire, affittare e vendere parte o tutti i loro servizi in Minuto” (8). La valuta è stata inizialmente lanciata a Braine-le-Comte, ma i cittadini che sono all’origine del progetto non ne hanno fissato limiti geografici. Questo sistema è una miscela di Système d’échange local (SEL, sistema di scambi commerciali locale) – si veda sotto – e valuta garantita.

INCORAGGIARE COMPORTAMENTI ECOCOMPATIBILI

A Bruxelles, l’Eco-Iris (9) è stato voluto dal ministro dell’ambiente della regione di Bruxelles, ma concepito in partnerariato con gli abitanti di due quartieri pilota (10). Lo scopo di questa valuta locale è quello di suscitare comportamenti rispettosi dell’ambiente e dinamizzare il tessuto economico locale sostenendo in particolare le piccole imprese. Come con il Toreke di Gand, ai cittadini che realizzano azioni benefiche per l’ambiente e il loro quartieri vengono assegnati degli Eco-Iris. Questi Eco-Iris (1 Eco-Iris vale 10 centesimi) possono essere utilizzati nel quartiere per ottenere beni e servizi nel settore dell’economia verde e sociale, per andare a teatro, in biblioteca o al cinema, per pagare l’elettricità verde o mezzi di trasporto comunitari. I partner del sistema sono piccoli commercianti, associazioni di quartiere, centri culturali, dove la valuta locale è accettata in pagamento. Negozi e servizi possono riutilizzare la valuta all’interno della rete, o cambiarla contro euro, con il 5% di commissione (11).

ANCHE IN CAMPAGNA

Ma la valuta complementare non è un fenomeno esclusivamente urbano. Le prove: nel 2012, l’Epi(12) [lett. Spiga] germoglia nella Lorena belga, nei dintorni di Virton. Un gruppo di cittadini, riuniti in associazione e aderenti al Réseau Financement Alternatif (rete di finanziamento alternativo), lancia questa moneta per “tutti coloro che vogliono promuovere l’economia locale, etica e sostenibile “ (13). Obiettivi: promuovere un’economia rispettosa della natura e della vita. riprendere il controllo della moneta per rimodellare le relazioni economiche e sociali locali generando solidarietà tra le persone; promuovere una più equa distribuzione della ricchezza. Gli Epi possono già essere spesi in alcuni esercizi commerciali di 24 località (tra cui 3 nel nord della Francia) e presso alcune bancarelle di 6 mercati (14). Infine, cinque associazioni accettano di pagare (almeno in parte) i loro dipendenti in Epi.

IL VALEUREUX IN GESTAZIONE

Un poco più a nord, il Valeureux di Liegi è in gestazione. Dovrebbe apparire nei portafogli alla fine del 2013 o all’inizio del 2014. Un gruppo di cittadini associati a Liège en transition(15) e al Réseau Financement Alternatif sta sviluppando la futura moneta della “Cité ardente”, come è anche conosciuta. Ha quattro ordini di obiettivi: economico, sociale, ambientale e partecipativo. Il Valeureux, che sarà una carta moneta garantita della stessa natura dell’Epi, intende promuovere l’economia locale, filiere corte e attitudini ecologiche; creerà legami sociali; inviterà ognuno a riappropriarsi del danaro dandogli un significato e dei valori etici; sarà gestito in maniera partecipativa; permetterà alle persone vulnerabili economicamente di partecipare più facilmente agli scambi economici locali. Il gruppo non fa mistero di una delle sue principali motivazioni: gratificarsi riportando il controllo dell’economia e del suo strumento emblematico nelle mani dei cittadini.

UNA STORIA VECCHIA 

Dopo questo piccolo tour del Belgio attraverso le valute locali (tour non esaustivo), osserviamo più da vicino il fenomeno. Sottolineiamo, fin da subito, che l’idea non è nuova: in Europa sono esistite moltissime monete locali fin dal Medioevo. Senza soluzione di continuità, tra Carlo Magno e Napoleone, le monete di rame battute da autorità locali, città, vescovi e monasteri, hanno svolto un ruolo importante nel commercio locale, accanto alle monete d’oro e d’argento emesse da re e signori. Recenti ricerche mostrano anche che queste valute locali avrebbero avuto un impatto positivo sull’economia e la vita sociale dell’Europa medievale. Se sono scomparse, non sarebbe a causa di un’eventuale inefficienza ma sotto i colpi delle politiche di centralizzazione di Stati sempre più potenti (16).

Non soltanto le valute complementari non ci sono cadute addosso di punto in bianco ma, ancor oggi, ne utilizziamo diverse senza averne coscienza, anche se, a dirla tutta, non si tratta propriamente di valute “locali„. Ad esempio, i buoni pasto e le carte fedeltà che offrono sconti sono valute complementari. I punti miglia (17) offerti dalle compagnie aeree per fidelizzare i propri clienti, ecco un altro esempio di valuta complementare, detta “commerciale”. Tanto più che, appena pochi anni dopo il lancio di questo sistema, oltre la metà dei punti guadagnati prendendo l’aereo viene speso per cene al ristorante, notti in albergo, per noleggiare auto, pagare il taxi o comprare mazzi di fiori.

Meno conosciuti e su un piano del tutto diverso: i SEL, sigla che sta per (18), “Systèmes d’Echange Locaux”, (Sistemi di scambi commerciali locali), che da alcuni anni si vanno moltiplicando da noi, ma che sono sempre esistiti un po’ dovunque nel mondo. Rappresentano, a loro volta, sistemi di valuta complementare. Infatti, contabilizzando gli scambi attraverso unità spesso basate sul tempo, questi sistemi consentono la circolazione di merci e servizi tra tutti gli individui in un gruppo o una comunità che vogliono scambiare competenze, know-how e prodotti senza passare attraverso la valuta ufficiale. A differenza delle carte fedeltà utilizzate principalmente per aumentare i profitti del business, i SEL vengono solitamente classificati all’interno dell’economia sociale e di solidarietà.

LE MONETE COMPLEMENTARI IN TUTTE LE LORO FORME

Si distinguono quattro tipi di valute locali. Ci sono le monete “commerciali”, come i punti fedeltà nei supermercati o i punti miglia di cui abbiamo appena parlato. Ci sono monete “dedicate” il cui uso è molto specifico e che hanno un obiettivo molto preciso, come ad esempio i buoni pasto, destinati all’alimentazione o i ticket Fureai Kippu, che costituiscono un sistema di valuta complementare esclusivamente destinata a servizi e cura per gli anziani in Giappone. Ci sono anche valute locali “garantite”, che circolano sotto forma di biglietti e a volte monete in un territorio delimitato, il cui obiettivo è sviluppare l’economia di una regione o di una rete. Queste monete hanno un valore legato al valore della valuta ufficiale e, come abbiamo visto, possono essere utilizzate all’interno degli esercizi convenzionati. Infine, ci sono le “monete-tempo” che hanno come scopo primario quello di creare un legame tramite lo scambio di competenze o di saperi. Queste valute costituiscono appunto il SEL, “Sistema locale di Exchange”, o i RERS (19), “Réseaux d’Échanges Réciproques de Savoirs” (Reti di scambio reciproco di saperi) (20).

Talvolta le valute vengono classificate in base all’emittente. Si parlerà quindi di valuta “civica” quando è un gruppo di cittadini a creare e gestire la moneta. Qui ci concentriamo in particolare sulle valute locali garantite.

Ci sono circa 5000 monete locali nel mondo. Già da molto tempo varie regioni in Francia, Austria e soprattutto in Germania stanno sperimentando, in alcuni casi con grande successo, le valute locali. In Giappone, ora senza una significativa crescita economica (cioè la crescita del PIL), da circa quindici anni sono nate decine di valute locali di diverse tipologie. Il paese è perfino considerato un laboratorio sperimentale per le valute complementari.

Vari studi già dimostrano l’efficacia delle valute locali e alcune di queste sono ben lungi dall’essere solo aneddotica: il Chiemgauer, per esempio, in Baviera (regione di Prien), rappresentava, alla fine del 2011, circa 500.000 € di investimenti in attività utili, commerciali o non commerciali (21).

PERCHÉ CREARE UNA VALUTA LOCALE?

Contrariamente a ciò che si credo spesso, una valuta non è uno strumento di scambio neutrale! Come si crea? Quale istituzione la gestisce? La sua emissione deve necessariamente essere in quantità limitate? Possiamo accumularla? C’è un tasso di interesse? Tutto questo influenza la natura degli scambi, il periodo durante il quale il danaro sarà investito, le relazioni tra le persone che lo usano e il rapporto con la moneta stessa.

Naturalmente, le grandi valute nazionali o internazionali, come l’euro, sono necessarie per gli scambi economici nazionali e internazionali, per pagare e riscuotere le imposte, per fare grandi acquisti (una casa per esempio) o per il risparmio.. Detto questo, la gente rimane spesso sorpresa nell’apprendere come viene creato l’euro: sono le banche private, sotto l’egida delle banche centrali, che creano denaro tramite la concessione di prestiti e la sottoscrizione di debiti (22).

Eppure, una moneta come l’euro è uno strumento importante per tutti e non è un bene privato. L’importanza delle banche private nell’emissione di una valuta come l’euro rappresenta un problema dal punto di vista della legittimità democratica. Mettere in circolazione uno strumento complementare all’euro, trasparente e democratico, frutto di una gestione civica e partecipativa, ecco una delle più importanti motivazioni della maggior parte dei gruppi di cittadini che creano una valuta locale.

Le principali valute ufficiali sono ora al servizio di un’economia finanziarizzata, dove una minoranza accumula ricchezze mentre la maggioranza si impoverisce. Un’economia dove regna la speculazione, l’evasione fiscale… Queste valute, ormai, non sono che pochissimo al servizio dell’economia reale. Sfuggono in gran parte al controllo democratico.

Questi problemi legati all’economia odierna sono strutturali. Così, per i fautori di una valuta complementare, la regolamentazione è insufficiente perché il sistema economico non è strutturalmente sostenibile e perché l’esclusività monetaria indebolisce le nostre società. Inoltre, le valute locali complementari possono contribuire a correggere gli effetti perversi delle valute ufficiali.

Nel sistema monetario classico, nella stragrande maggioranza dei casi per ottenere degli euro bisogna avere un lavoro: è essenzialmente la vita professionale che permette di partecipare agli scambi economici. Tuttavia, le cifre della disoccupazione lo attestano: sempre più cittadini sono esclusi permanentemente dalla vita lavorativa. Una moneta locale, al contrario, consente a tutti di partecipare agli scambi economici, indipendentemente dal reddito in valuta ufficiale.

D’altra parte, l’euro da solo non è adatto alla potenziale diversità delle pratiche economiche. Bernard Lietaer lo dimostra statisticamente, così come le esperienze di altri paesi come il Giappone, la Svizzera o la Germania lo dimostrano nella pratica: l’uso di valute diversificate moltiplica i rapporti umani e facilita opzioni economiche e scelte di vita diverse. Bernard Lietaer spiega che in Giappone, ad esempio, gli anziani preferiscono essere assistiti da persone che accettano i ticket Fureai Kippu (23), perché il rapporto tra l’anziano e la/il badante è trasformato da questo sistema (24). Egli spiega inoltre come studi condotti all’interno di reti di scambio tedesche hanno mostrato che, tra amici, si  accettava di essere pagati in valuta locale per l’aiuto dato, mentre un pagamento in euro sarebbe stato rifiutato (25).

Inoltre, come abbiamo già sottolineato, le valute complementari permettono di valorizzare risorse e competenze sotto-utilizzate dall’euro. Una valuta locale, costruita su misura in funzione del contesto socio-economico regionale, è più atta ad attenuare le deficienze economiche regionali e ad attivare i circuiti economici locali. Così, introdurre una valuta locale non indebolisce affatto la capacità dei centri economici, e riduce le differenze tra regioni economicamente avvantaggiate e quelle svantaggiate (26).

Da un punto di vista strettamente economico, le valute complementari permetterebbero anche di correggere le diseguaglianze generate dalle valute ufficiali. In effetti, quando si impone il monopolio di una valuta nazionale o internazionale (atte a creare mercati globali, stimolare la concorrenza e accumulare il capitale) si osserva un aumento della disparità dei redditi, un deterioramento del capitale sociale dei più deboli ed un aumento della speculazione a breve termine. È molto difficile correggere queste derive nell’ambito del sistema monetario stesso.

Una valuta complementare, invece, fondata su principi radicalmente diversi (niente interessi, organizzazione locale e gestione democratica, nessun’accumulazione della valuta, valorizzazione del capitale sociale inteso come società), potrebbe contribuirvi. Se l’euro permette il risparmio necessario, la valuta locale favorisce gli scambi, soprattutto quando funziona con un sistema “fondente„ (27), cioè che perde valore nel tempo. La valuta locale permette inoltre anche a chi non ha abbastanza euro di partecipare maggiormente agli scambi economici locali.

Infine,l’emissione di moneta attraverso la sottoscrizione di debiti (prestiti concessi dalle banche) costringe alla “crescita”. “Quando una banca presta 300, bisogna rendergliene 600″ La crescita è necessaria per creare i 300 (28) supplementari”. Poco importa la natura di questa crescita. Poco importa che questa “crescita„ crei ricchezza (favorendo l’agro-ecologia contadina ad esempio) o che ne distrugga (sviluppando l’industria delle bibite ad esempio). Le valute locali, perciò, sono spesso messe in circolazione dai cittadini ansiosi di preservare l’ambiente e consapevoli dei limiti dell’ideologia della ‘crescita’. Per loro, una moneta locale promuove la capacità delle nostre società di superare le crisi e andare oltre l’attuale sistema economico.

VALUTE LOCALI CONTRO LA POVERTÀ?

La fioritura e la diversità delle valute locali nel mondo e in Belgio è impressionante. Questo denaro, che dà spazio ad altre risorse rispetto all’euro, può essere un strumento nella lotta contro la povertà?

Nel Belgio francofono, sono spesso gruppi locali della rete di finanziamento alternativo (29) a portare avanti questi progetti. In tutti i casi, i promotori intendono creare uno strumento capace di contribuire alle trasformazioni strutturali di un modello socio-economico paralizzato dalle crisi.

Innanzitutto, occorre sottolineare che le valute locali in Belgio sono abbastanza recenti. Occorrerà dunque aspettare ancora prima di poterne valutare correttamente l’impatto. Tuttavia, possiamo già trarre una serie di lezioni.

Lo abbiamo visto, la maggior parte dei progetti è motivata da un desiderio di ri-localizzare l’economia, favorire gli scambi di prossimità, valorizzare le competenze dimenticate dall’economia dominante e preservare l’ambiente. È quindi evidente che l’emersione delle valute locali dimostra come l’attuale organizzazione economica delle nostre società non corrisponda né alle realtà socio-economiche locali, né ai bisogni e alle aspirazioni di una parte significativa della popolazione, né alle sfide sociali, culturali e soprattutto ambientali che affronta l’umanità. In questo senso, le valute locali hanno il merito di sfidare il mondo politico ed economico sulla forma che dovrebbe assumere un’economia sostenibile e stabile capace di preservare l’ambiente, in grado di soddisfare le necessità locali e fondamentali, e capace di nutrire e mantenere i tessuti sociali e culturali regionali.

Il lancio di una valuta locale, inoltre, rappresenta anche una sfida al legame tra democrazia ed economia. Nel momento in cui ci troviamo di fronte alle grandi banche da salvare, ai deficit di bilancio, alla crisi dell’euro, alla speculazione e alla dominazione degli investitori stranieri e delle multinazionali, che non hanno altro obiettivo che il profitto, il tema della riappropriazione dell’economia e della moneta si pone legittimamente. E poiché il mondo politico sembra pietrificato dinanzi alle numerose contraddizioni (ad esempio, austerità e rilancio, crescita e lotta contro la distruzione dell’ambiente) numerosi cittadini lasciano parlare la propria creatività ed inventano i propri strumenti. Tutto ciò nel rispetto della legalità, cosa che non è sempre ovvia.

Naturalmente, queste iniziative vanno nel senso di una migliore ripartizione delle ricchezze e di maggiori legami sociali. Ma se le valute locali possono contribuire ad un cambiamento della società, non è certo che possano lottare efficacemente contro la povertà. In primo luogo perché spesso i promotori dei progetti privilegiano gli obiettivi economici e ambientali. Ciò deriva certamente dal fatto che i gruppi all’origine di queste valute non contano molte persone economicamente deboli. In secondo luogo, le valute locali non costituiscono un rientro di denaro abbastanza importante da poter cambiare una situazione economica individuale. Non bisogna dimenticarlo, le valute locali sono soltanto valute complementari alla valuta ufficiale.

Ciò detto, un vantaggio non trascurabile di una valuta locale come l’Eco-Iris o il Toreke è rappresentato dalla sua indipendenza dalla ripartizione disuguale del potere d’acquisto in euro, aprendo così prospettive a persone dai redditi molto bassi, come le famiglie straniere, dando vita a una dinamica di cooperazione, favorendo l’iniziativa civica per tutti e creando legami sociali. Così, il Toreke, legato ai giardini collettivi, può “diventare fattore d’inserimento sociale, o professionale, permettendo al contempo di realizzare economie sull’acquisto di alcuni prodotti alimentari„ (30). Il grande vantaggio delle valute locali sarebbe dunque da cercare soprattutto dal punto di vista del loro contributo alla lotta contro l’isolamento e l’emarginazione sociale (che aggravano la povertà).

Per quanto riguarda le valute che assumono la forma di SEL (sistema di scambio locale), la stessa conclusione sembra emergere. Il disoccupato e il dipendente vi partecipano senza che ciò influenzi la loro relazione, né il loro contributo al sistema. Essi partecipano al SEL alla pari. Ma il SEL resta un fenomeno limitato alle persone e ai circoli più sensibili alle questioni sociali e politiche, e per lo più in zone urbane (31), e non costituisce un buono mezzo per aumentare i redditi dei più poveri. È molto raro che un SEL proponga beni costosi come alloggio, trasporti o energia. D’altra parte, se il SEL non risolve i problemi della povertà, permette di creare legami sociali e compensare una certa povertà materiale e un basso livello di inserimento professionale con una ricchezza relazionale, culturale o associativa, e permette di sviluppare competenze, svolgere qualche attività e ottenere benefici materiali. Il SEL costituisce dunque una rete di solidarietà e interrompe l’esclusione sociale. I primi SEL nati in Francia, formati in gran parte da disoccupati, ne sono un buon esempio (32).

Per le monete che rientrano nel SEL, come anche per le altre valute locali, la sfida è spesso quella di riuscire ad avvicinarsi ad un pubblico svantaggiato, che può ricevere grandi benefici da questo strumento, pur mantenendo uno spirito di democrazia, uguaglianza e convivialità. In altre parole, senza cadere nel paternalismo.

Le valute locali non sono certo monete che riempiono i conti in banca. La ricchezza che creano non è individuale ma collettiva. Se sono poco efficaci nella lotta contro la povertà monetaria (non è il loro obiettivo), il loro approccio sistemico e partecipe rimette l’essere umano al centro del discorso, nutre le relazioni sociali e valorizza la complementarità delle competenze. Un buono inizio per fare arretrare l’esclusione sociale, terreno fertile per la crescita della povertà.

(1) Cfr. i libri e i documenti di Bernard Lietaer sulle valute regionali.

(2) Vedi : www.torekes.be

(3) MALCHAIR Laure, « Recréer du lien social autour d’un jardin ? L’expérience du Toreke en milieu précarisé », Documento d’analisi e di riflessione del Centre Avec, settembre 2011, pp.6-8
(4) ROLAND Laurence, 
« T’as pas un Toreke ? », Financité, septembre 2011
(5) Vedi la 
charte du Ropi
(6) Vedi : 
http://financethiquemons.agora.eu.org/spip.php?article77 
(7) 
www.minuto.be
(8) Vedere sul sito della Minuto : 
http://www.minuto.be/node/95
(9) Vedi: 
www.ecoiris.be
(10) Forest (Wiels) et Schaerbeek (Helmet-Colignon)
(11) MOHSSIN EL GHABRI, Pour une (bio)diversité monétaire, in Etopia, revue d’écologie politique, N°11, 2012, pp. 154-155
(12) Vedi: 
www.enepisdubonsens.eu 
(13) Vedi la 
charte de l’Épi
(14) Il mercato agricolo di Avioth, il merato agricolo di Chassepierre, quelli di Florenville, di Han, di Orgeo, e di Virton
(15) Vedi: 
www.liegeentransition.be Legggere anche: « Cultures en transition : changer, maintenant et ensemble », Vivre Ensemble 2011
(16) BERNARD LIETAER eMARGRIT KENNEDY, Monnaies régionales. De nouvelles voies vers une prospérité durable (Nuovi percorsi per una prosperità sostenibile), ed.. Charles Leopold Mayer, 2008, pp. 55-57.
(17) La parola miglio indica un’unità di lunghezza anglo-americana utilizzata equivalente a circa 1.609 metri su terra o 1.852 metri su mare e in aria.
(18) Vedi: 
www.sel-lets.be
(19) Vedi: 
www.rers.be
(20) Vedi l’articolo di Bernard Lietaer, 
Les monnaies sociales locales complémentaires, pubblicato da éconosoc.be, febbraio 2012
(21) idem
(22) MOHSSIN EL GHABRI, Pour une (bio)diversité monétaire (Per una bio-diversità monetaria), in Etopia, revue d’écologie politique, N°11, 2012, p. 150
(23) Valuta complementare esclusivamente per servizi e cura per persone anziane
(24) BERNARD LIETAER e MARGRIT KENNEDY, Monnaies régionales. De nouvelles voies vers une prospérité durable (Nuovi percorsi per una prosperità sostenibile), ed. Charles Leopold Mayer, 2008, pp. 34
(25) Idem.
(26) Idem, p. 212.
(27) L’obiettivo di una moneta “fondente” è quello di stimolare la circolazione della moneta e quindi lo scambio di beni, servizi, competenze, e creare maggiori legami sociali. Generalmente, una moneta fondente perde valore alla fine di ogni trimestre, semestralmente o annualmente. È necessario allora acquistare un timbro da apporre sul biglietto per restituirgli il suo valore nominale. Le valute locali fondenti sono dunque impossibili da accumulare ai fini del risparmio.
(28) LIETAER Bernard, 
« Créer des monnaies par millions », in Le Monde, agosto 2009
(29) Vedi : 
www.financite.be
(30) MALCHAIR Laure, 
« Recréer du lien social autour d’un jardin ? L’expérience du Toreke en milieu précarisé », Documento d’analisi e di riflessione del Centre Avec, settembre 2011, p8 8
(31) DIDIER Julien, 
« Système d’échange local (SEL) : une monnaie pour les bobos ? », (Una moneta per curare la bua?) Financité, dicembre 2010
(32) DIDIER Julien, 
« Système d’échange local (SEL) : un autre monde est-il possible ? », Réseau de Financement Alternatif (Rete di finanziamento alternativo), dicembre 2010

Fonte:http://www.vivre-ensemble.be/?Monnaies-locales-quand-l-euro-ne

Traduzione dal francese di Giuseppina Vecchia