In un clima di entusiasmo percepibile visivamente e rumorosamente (tra canti e balli di ogni tipo, donne e giovani protagonisti assoluti), il Forum Sociale Mondiale di Tunisi ha visto succedersi dal 26 al 30 marzo un fuoco pirotecnico, forse eccessivo e dispersivo, di eventi: marce, mobilitazioni, iniziative di solidarietà, ateliers, seminari, assemblee, attività culturali.

Vibrazioni positive nell’aria che hanno contagiato la città arabo-franco-africana, rimasta pienamente coinvolta: i sogni dei “venditori” di utopie, nel nobile senso di Martin Luther King, o di Nelson Mandela, o di Che Guevara, all’insegna della parola d’ordine “dignità”, hanno trovato “compratori” che li hanno pesati, incartati e portati a casa, qui come in ogni altra parte del mondo.

Nella fiera delle idee per un nuovo mondo possibile hanno tenuto banco, tra molti altri, i temi che proviamo ad elencare schematicamente:

–           la situazione della Tunisia e delle Primavere arabe;

–           la questione palestinese (a cui è stata dedicata la manifestazione di chiusura:

–           la liberazione femminista;

–           lo sviluppo verde contro il cambiamento climatico;

–           la rivolta dei debitori contro la finanza globalizzata;

–           i diritti degli immigrati;

–           le grandi opere inutili.

Il Forum, con la sua sola presenza, le sue modalità di svolgersi e manifestarsi, ha rappresentato un aiuto concreto alla transizione democratica in Tunisia, minacciata da tendenze autoritarie e fondamentaliste: si pensi solo al recentissimo assassinio del capo dell’opposizione ad Ennhaza Chokri Belaid) e alla lotta delle donne arabe per una piena uguaglianza nella “dignità” e nelle opportunità sociali con gli uomini.

La convergenza tra i movimenti altermondialisti, espressa dai documenti finali delle varie assemblee, laddove sono riuscite a svolgersi (molte sono state contestate e impedite dai giovani danzanti che sollecitavano “non proclamazioni, ma occupazioni”) indica la necessità che l’uscita dalla crisi prodotta da neoliberismo e finanza speculativa si accompagni allo sviluppo di una vera democrazia nel mondo.

Bisogna adottare politiche che colmino, anziché aggravarli, gli squilibri mondiali tra i paesi, colpendo gli interessi dei creditori globali e la logica del profitto e delle privatizzazioni che si aggrappa a meccanismi sempre più virtuali e folli.

Il modello economico e sociale alternativo che va perseguito è una conversione ecologica, che da una parte dismetta le produzioni nocive e dall’altra garantisca la soddisfazione dei bisogni umani, valorizzando i beni comuni in modo compatibile con gli ecosistemi.

In tale contesto, c’è stato adeguato spazio per il pensiero e l’azione degli attivisti contro il nucleare civile e militare, anche di quelli che si riconoscono nel manifesto elaborato a Firenze 10+10, che dentro il Forum hanno lavorato perché:

– la pressione internazionale, per il disarmo nucleare totale si concretizzi  attuando la tappa fondamentale della denuclearizzazione euro-mediterranea, adottata dalle Nazioni Unite nel maggio 2010 (con l’opposizione della sola Israele;

– due carovane convergano a Les Hague (Francia), da Italia e Germania, lungo il percorso del treno che trasporta le scorie nucleari per il loro ritrattamento (alla fine del mese di aprile ci si incontra in Val di Susa);

– la Rete contro le Grandi Opere e la rete Rifiuti zero tengano conto della lotta anti-nucleare (il documento sulle “grandi opere inutili” emerso al Forum conferma questa necessità, estesa anche alla lotta antimilitarista).

Questo lavoro ha trovato una sponda fondamentale nella collaborazione con ICAN (Campagna internazionale contro le armi nucleari) a coordinamento francese, gestore di molti spazi di discussione nel Forum, a partire dall’appello, lanciato a Marsiglia da questa coalizione di organizzazioni (tra cui Sortir du Nucléaire), per un Mediterraneo pacifico e solidale, libero dalle armi nucleari.

Grazie a ICAN, da noi affiancato, il Forum Sociale Mondiale, negli spezzoni che siamo riusciti ad intercettare, ha condiviso l’obiettivo di costruire una sicurezza mediterranea basata sulla fiducia ottenuta nel lavorare insieme alla soddisfazione dei bisogni umani, contro i tentativi di imporre il terrore atomico e militare come soluzione politica dei conflitti.

E’ questa la condizione di una civilizzazione di pace che voglia rompere con la storia delle guerre e dei colonialismi.

Questa impostazione di fatto riprende ed attualizza, proiettandola meglio a livello internazionale, l’appello “NO ai venti di guerra sul nucleare iraniano – “SI alla denuclearizzazione euromediterranea”  pubblicato su Peacelink e che vede come primi promotori il sottoscritto, insieme a Giuseppe Bruzzone e a Laura Tussi.

A Tunisi si sono poste le basi internazionali, di contatti e di comune pensare e sentire per far sorgere ed operare delle Ambasciate di Pace della società civile che si propongano, dal basso, l’obiettivo comune della denuclearizzazione.

Lista delle associazioni e dei gruppi promotori:

Comitato per attuare la volontà del referendum antinucleare Italia  costituitosi a Firenze 10+10 (Campagna OSM-DPN, Confederazione Cobas, Energia Felice, Si alle rinnovabili – No al nucleare, Appello “NO ai venti di guerra sul nucleare iraniano, ed altre… )

Réseau Sortir du nucléaire – Francia

Bundesweites Bündnis: gegen Atomkraft und für Demokratie – Germania

info: locosm@tin.it – cell.3400878893

 Alfonso Navarra