Riceviamo e volentieri portiamo all’attenzione del nostro pubblico quest’articolo del Dott. Luigi Antonio Pezone su un tema di grande attualità, quello della depurazione.
Il tema ha implicazioni tecniche sulle quali lasciamo pronunciarsi, se volgiono, persone competenti. Apprezziamo lo sforzo del Dott. Pezone per divulgare notizie che lui ritiene importanti e, come umanisti, apprezziamo la ricerca che va oltre le consuetudini e le certezze accettate acriticamente.
Pressenza è a disposizione di chi, a partire da questo articolo, voglia portare avanti un dibattito su soluzioni ai problemi ambientali del nostro pianeta.

 

la politica depurativa sbagliata ha favorito il riscaldamento del pianeta. Sarebbe molto meglio la depurazione globale e l’energia protettva dell’ambiente.

Sono queste le conclusioni alle quali sono arrivato dopo aver proposto, inutilmente, agli addetti ai lavori (a partire dal Ministero dell’ambiente, regioni, enti pubblici dell’ambiente, dell’energia e anche imprenditori) un modo diverso di proteggere l’ambiente. Mi sono ispirato principalmente ai concetti fondamentali della biologia e del ciclo naturale del carbonio che non vengono rispettati negli impianti di protezione dell’ambiente e in quelli che producono energia. Questi impianti non sono in grado di chiudere il ciclo del carbonio, che deve essere chiuso sulla terra, prima di emettere il CO2 nell’atmosfera. Partiamo dal sistema fognario:

La decomposizione della materia organica è preceduta da una fase stazionaria durante la quale i microrganismi secernano gli enzimi che successivamente combinandosi con il substrato nutritizio catalizzano le reazioni di demolizione. Durante questa fase non c’è l’aumento della popolazione batterica. E’ necessario approfittare di questa fase per separare fisicamente le sostanze da demolire da quelle che non necessitano di essere decomposte, ma il sistema fognario non lo consente, anzi coinvolge nella decomposizione anche liquami di altra provenienza, piovani e industriali. Questo comporta che i liquami sono costretti a percorrere chilometri in un ambiente privo di aria dove si sviluppano i batteri che decomponendo la materia sviluppano gas come l’ idrogeno solforato, anidrite carbonica, metano. Sviluppano anche acido solforico, solfidrico,ecc.. Nel frattempo i liquami si decompongono e arrivano ai depuratori in condizioni settiche degenerati più dal percorso fognario che dalle sostanze inquinanti originarie. Quando, finalmente, arrivano ai depuratori per prima cosa si procede a dare ossigeno a questi liquami con un enorme dispendio di energia e lo si fa nel peggiore dei modi, in vasche scoperte. L’ossidazione, come la combustione, produce CO2. Questo CO2, si aggiunge nell’atmosfera a quello prodotto dagli impianti termici, industria mezzi di trasporto ecc., ed essendo questo già sovrabbondante, viene riassorbito dalle acque oceaniche e dalla superficie terrestre. Ma i danni maggiori li produce, soprattutto, nelle acque. Il CO2 essendo un nutriente, sviluppa la produzione di piante acquatiche e alghe che decomponendosi, precipitano nei fondali, consumando l’ossigeno. Non essendo possibile estrarre i fanghi prodotti nei fondali, lentamente i corpi idrici, compresi gli oceani, consumando l’ossigeno incominciano a fossilizzare i sedimenti espellendo il CO2 e successivamente anche il metano. I corpi idrici da assorbitori, si trasformano in emettitori, di gas serra, incrementando il riscaldamento globale.

Se il sistema fognario separasse all’origine le sostanze putrescibili in moduli depurativi verticali (http://media.teknoring.it/file/news/depuratori.pdf) e i depuratori che conosciamo, fossero sostituiti da fabbricati serra sviluppati in verticale, questi potrebbero stare nelle città, risparmiando molti chilometri di fogne e depurare l’aria, oltre che l’acqua. In questi fabbricati che chiamo fabbricati sinergici verticali (F,S.V), attraverso due diversi e paralleli percorsi fognari, si convoglierebbero le acque e l’aria inquinata che si depurerebbero salendo verso lato in percorsi comuni e separati. (http://ebookbrowse.com/la-depurazione-globale-nelle-citt%C3%83%C2%A0-doc-d152379508).

La depurazione delle acque si baserebbe sulla fotosintesi che si svolgerebbe in stagni biologici sovrapposti che consumano i nutrienti presenti nelle acque e il CO2 presente nell’aria producendo piante acquatiche galleggianti (tipo lemma o azolla), che quando muoiono precipitano e vengono estratte dai fondali per essere inviate a digestori che le utilizzano per produrre energia. L’acqua, man mano che sale, diventa sempre più pura.

La depurazione dei fumi e smog urbani avverrebbe facendoli risalire nell’atmosfera attraversando delle serre, nelle quali sarebbero immagazzinati dei cestelli pensili sospesi a delle rotaie contenenti massi di rocce calcaree frantumate (la superficie reagente aumenterebbe di centinaia di volte rispetto al noto fenomeno del carsismo e anche la solubilità del CO2 in acqua aumenterebbe di decine di volte, andando ad occupare spazi che al di fuori delle serre sono occupati da azoto e ossigeno, in base alla legge di Henry). Questi cestelli sarebbero investiti dall’acqua depurata dagli stagni, che cade dall’alto e dai fumi contenenti il CO2, ossidi di zolfo, di azoto, polveri sottili ecc. che salgono verso l’alto. Essendo le serre sottratte all’azione degli agenti atmosferici, si verifica una stratificazione dei gas in base al proprio peso specifico e il CO2,che è il più pesante, (1,5 volte più pesante dell’aria), si trattiene di più nella serra, aumentando la propria concentrazione ed essendo acido corrode le rocce, estraendo dalle stesse il calcio e il magnesio che rendono alcaline le acque che cadono dall’alto. Queste acque depurate e alcalinizzate, scaricate nei corsi d’acqua andrebbero a contrastare l’acidificazione dei laghi e dei mari.

Considerando che le centrali termoelettriche producono grandi quantità di CO2 che viene espulso nell’atmosfera attraverso le ciminiere e che vengono attraversate da grandi quantità di acque per raffreddare i condensatori del vapore che fa girare le turbine e gli alternatori che producono energia, ho pensato che, soprattutto, dove si produce energia bisogna intervenire per recuperare il CO2 e il calore sprecato. I vantaggi sarebbero enormi ai fini ambientali ed economici. Ovviamente, i problemi da affrontare sono un po’ più complicati ma non insormontabili.

Innanzitutto è necessario modificare le ciminiere che non devono espellere i fumi, ma solo agevolare il raffreddamento degli stessi, facendoli salire ugualmente verso l’alto, ma richiamandoli verso il basso una volta raggiunta la sommità. I fumi passerebbero attraverso filtri elettrostatici e scambiatori di calore. Dopo sarebbero convogliandoli nelle serre calcaree meccanizzate, sopra accennate. Queste ciminiere le ho chiamate C.R.D. (raffreddamento e depurazione).

Il calore contenuto nelle acque di raffreddamento delle centrali termoelettriche può essere usato per riscaldare dei digestori anaerobici di dimensioni enormi. Considerando che il rendimento delle centrali termoelettriche è appena il 40 % rispetto al potere calorifero del combustibile, il 60 % è disperso in calore. In questi digestori riscaldati dalle stesse acque prodotte dalle centrali termoelettriche, potremmo digerire di tutto, con alti o bassi rendimenti, secondo la qualità delle matrici energetiche che utilizzeremo.

Il biogas che produrremo attraverso questi digestori, sarà di qualità superiore a quello prodotto dagli altri digestori. Questo, essendo composto per circa il 70 % di metano, il 28% di CO2, può essere impoverito dalla percentuale di CO2 aspirando quest’ultimo dalla superficie del liquame in digestione e trasferendolo alla serra calcarea. Potremmo arrivare a produrre un biogas che si avvicina moltissimo al potere calorifero del metano. Questo biogas, accumulato in gasometri e filtrato andrà ad alimentare gli stessi bruciatori della centrale termica se questa usa combustibili leggeri, altrimenti dovremmo creare un’altra camera di combustione ed eventualmente un’altra ciminiera C.R.D.. Comunque vada, I fumi prodotti saranno immessi nelle serre calcaree e contribuiranno a produrre acque alcaline che andranno a proteggere i laghi e i mari dall’acidificazione. Ma, non è finita. Le acque calde che usciranno dai digestori, saranno ancora abbastanza calde per riscaldare delle serre di produzione foto sintetiche che, sempre in verticale, potranno produrre biomasse energetiche e alimentari, aspirando e filtrando il CO2 dalle serre calcaree adiacenti, oltre che depurare le acque che salgono verso l’alto.

Ovviamente, le biomasse energetiche, insieme a quelle provenienti dal territorio saranno digerite nei digestori. Ma i digestori non produrranno soltanto biogas. Produrranno del materiale digestato solido e liquido. Il digestato solido sarà compostato aerobicamente e disidratato per completarne l’igienizzazione. Successivamente, sarà insaccato per essere commercializzato come concime agricolo. Queste operazioni potranno effettuarsi in processi automatizzati in altre sezioni poste al di sopra dei digestori. I fabbricati dove si realizzano tutte queste operazioni li ho chiamati “digestori disidratatori compostatori lineari” (D.D.C.L.) sviluppandosi linearmente e parallelamente ai F.S.V.. Il digestato liquido prodotto da questi fabbricati viene trasferito in un bacino di ossidazione coperto, dal quale viene gradualmente sollevato agli stagni biologici per produrre di nuovo biomasse energetiche in un ciclo infinito.

Essendo grandissime le quantità di CO2 prodotte dalle centrali termoelettriche (circa il 10% in peso dei fumi) per procedere alla neutralizzazione, oltre alle acque di raffreddamento, è necessario coinvolgere, anche altre acque in queste operazioni. Ma questo sarà un bene poiché potremmo inviare molti più carbonati verso i mari e i laghi per combattere il riscaldamento globale. Questa è in poche parole l’energia protettiva dell’ambiente che potrebbe nascere dal recupero del CO2 e del calore sprecato. L’energia semplicemente pulita è superata. Neanche l’idrogeno quando diventerà un propellente potrà fare tanto per l’ambiente.

L’aspetto negativo è dovuto al fatto che i depuratori per come sono stati concepiti non possono essere recuperati in questi processi virtuosi, mentre le centrali termoelettriche solo in pochi casi si possono recuperare poiché i F.S.V. in particolare, richiedono volumi molto grandi. Possiamo stimare che l’ingombro di una centrale termoelettrica triplicherebbe. Quindi le grandi centrali produrrebbero grandi impatti ambientali. Dovrebbero essere ridimensionate distribuite diversamente sul territorio. Ma i vantaggi sarebbero enormi per l’economia e l’occupazione, poiché questo tipo di energia produrrebbe molte attività indotte in tutti i settori, sia per la realizzazione delle infrastrutture, sia per approvvigionare le materie prime necessarie alle serre calcaree e ai digestori. Ma come i digestori potranno essere alimentati con rifiuti, anche le serre calcaree potranno essere alimentate con calcestruzzi di demolizione depurati da intonaci e vernici, che contengono oltre il 50% di ossido di calcio. Beneficerà di questi processi anche l’industria meccanica che dovrà fornire i sistemi di trasporto e immagazzinamento.

Ma i fabbricati serra non si propongono di essere soltanto dei depuratori dell’acqua e dell’aria in un contesto urbano e abbinati alle centrali termoelettriche. Saranno anche un grande sistema di prevenzione ambientale accumulando in verticale le acque mentre si depurano, tenendo pulite e al secco fogne e piccoli corsi di acqua, quindi prevenendo fenomeni alluvionali, mentre i depuratori attuali sversano acque degenerate con l’avvento delle prime piogge, non avendo la capacità di trattarle, né dove accumularle. Ma esistono anche contesti extra urbani che non sono mai stati affrontati nel modo giusto come il trattamento delle acque di scolo agricole, piovane e la desalinizzazione delle acque salmastre e marine che solo con i F.S.F. possono essere affrontati. Le acque agricole, da sempre colpevoli per l’inquinamento che producono alle falde e ai corpi idrici potrebbero essere convogliate in grandi quantità in questi fabbricati. I F.S.V. le depurerebbero accumulando riserve idriche fuori dal percorso naturale delle acque per prevenire disastri alluvionali e fabbisogni nei periodi di siccità. Persino le acque del mare si potranno essere desalinizzare facendole circolare sia nelle serre calcaree che foto sintetiche. In queste ultime si potranno far circolare meccanicamente cestelli contenenti resine ioniche per aumentare le capacità di addolcimento. Anche gli impianti termici industriali, i cementifici, gli impianti siderurgici da soli non sono in grado di chiudere il ciclo del carbonio. Anche a questi impianti deve essere abbinata, almeno, una ciminiera C.R.D., un fabbricato F.S.V., un fabbricato D.D.C.L.. Tutti insieme diventeranno un unico impianto che ho chiamato di “Depurcogeproduzione Termoelettrica Coperta Globale” (D.C.P.T.C.G).

Credo di aver sintetizzato al massimo quello che ho scritto in un libro di 300 pagine ancora in cerca di un editore.

a cura del Perito industriale Luigi Antonio Pezone e della Dott.ssa in scienze ambientali e biologia Francesca Pezone tel. 0823 796712 cell.3405000280

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