Striscia di Gaza: 13 palestinesi assassinati, compresi 3 bambini e una donna incinta di due gemelli. Oltre cento i feriti.

La resistenza palestinese lancia razzi e raggiunge la località israeliana di Kiriyat Malakhi provocando prima il ferimento e poi la morte di tre israeliani.

Per la prima volta nella storia dell’occupazione israeliana, la resistenza palestinese lancia razzi e raggiunge i dintorni di Tel Aviv senza provocare danni.

Lo Stato di Israele torna a lanciare un’offensiva contro la Striscia di Gaza che porta con sé l’amaro ricordo della Guerra “Piombo Fuso”, 2008-2009.

E’ necessario riformattare Gaza come se fosse un computer”, afferma il ministro israeliano per la Sicurezza Nazionale, ex capo dell’Intelligenza interna (Shin Bet), Avi Ditchter, il quale non esclude un rifacimento di Piombo Fuso a Gaza, nè di Scudo di Difesa (Cisgiordania 2002).

L’assassinio extragiudiziale di Ahmad al-Ja’bari, leader delle brigate ‘Izz Ad-Din Al-Qassam’ dopo Muhammad Diyf, rappresenta una provocazione israeliana rivolta al popolo palestinese. Niente di nuovo nella Striscia di Gaza sotto assedio e abitata per la metà da minori e donne. Già colpita ininterrottamente nel corso della settimana passata con la morte di 6 palestinesi, tra cui 3 bambini, il ferimento di 52 altri, compresi 12 bambini e 6 donne (dati relativi al periodo tra l‘8 e il 13 novembre).

Quella annunciata da Israele e cominciata con l’assassinio di Al-Ja’bari è una guerra alla leadership di Hamas a Gaza. Non trova ancora conferma la notizia secondo cui sarebbe stato ucciso anche il fratello di Mahmud Az-Zahar, ministro degli Esteri di Hamas.

Lo scenario è paurosamente quello dei primi giorni di Piombo Fuso: aree civili colpite indiscriminatamente insieme a stazioni di polizia.

Appena pochi giorni fa, l’Egitto era riuscito a strappare un cessate il fuoco a Israele e alla resistenza palestinese impegnata a rispondere all’aggressione con il lancio di razzi (120 circa finora), in gran parte caduti su terreni disabitati. Questa mattina il presidente Mursi si rifiuta di rispondere a una chiamata israeliana per il rinnovo della stessa tregua che ieri aveva scelto di violare.

Il format è tutto israeliano: 70 raid aerei sferrati in un giorno e un’intensa propaganda di Media e sui Social Network, dove l’esercito israeliano è in prima linea nel twittare circa una capacità militare della resistenza palestinese straordinariamente amplificata.

L’Operazione denominata “Colonna di nuvole” è nel pieno del suo corso con le ultime vittime di oggi, tre a sud di Gaza all’alba di oggi e due in queste ore al centro di Gaza. Anche la Marina israeliana è operativa ed è stata richiamata la riserva.

Hamas risponde con pietre d’argilla” (Hijara al-Sijil), prendendo spunto da un riferimento coranico.

Con allo sfondo la campagna elettorale, in tarda serata di ieri, il ministro della Difesa di Israele, Ehud Barak, aveva dichiarato a Canale 10 della TV israeliana: “Procederemo gradualmente in due fasi. La prima aerea durerà dalle 24 alle 72 ore. La seconda, quella terrestre, dipenderà dalla volontà della resistenza palestinese di arrestare le azioni di risposta. (…) Questo è solo l’inizio di operazioni militari, non la fine”.

Quest’operazione militare sarà“contenuta e chirurgica” secondo fonti militari e “diretta a devastare il potenziale militare di Hamas e del Jihad Islamico”.

La reazione della comunità internazionale? Ma da scaletta! Una Lega Araba praticamente assente, con una riunione fissata sabato prossimo quando la situazione sarà peggiorata ulteriormente e un’amministrazione americana di fresca rinomina che rivolge in pubblico piena solidarietà a Israele, proclama il diritto all’autodifesa dello Stato aggressore, e chiede ai palestinesi di fermarsi, quindi di essere in grado di sparire in silenzio!

Suscita invece un certo interesse la reazione e l’azione internazionale promossa dall’Egitto. In serata ieri è stato richiamato in patria l’ambasciatore in Israele, mentre il diplomatico israeliano avrebbe lasciato Il Cairo, non è chiaro ancora se richiamato o invitato dall’Egitto a partire.

E su istanza del presidente egiziano Muhammad Mursi si è svolta la riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza Onu. Purtroppo pare che il cambiamento egiziano non si sia tradotto in sede internazionale. La riunione a porte chiuse è durata poco più di un’ora e si è conclusa con una mera adozione di procedure di carattere umanitario per affrontare l’emergenza derivante dal giro di morti che si sta consumando a Gaza.

Nessuna posizione politica quindi per una Questione politicizzata al punto da aver piegato la giurisdizione universale, dilazionando senza precedenti storici l’impunità dello Stato di Israele.

* Illegale e adottata nei contesti in cui non si dispongono di basi legali per sollevare un’accusa, oppure quando non si vuole renderle pubbliche, anche qui contravvenendo alla legge internazionale per un giusto processo.

Continua…

con la preziosa collaborazione di Musa Al-Kurd