Gli incontri, previsti da domenica a martedì, cercheranno di sbloccare lo stallo in cui verte la questione del Sahara Occidentale, ex colonia spagnola sotto occupazione militare marocchina dal 1975.

Al negoziato sono presenti anche rappresentanti dei governi di Algeria e Mauritania, in qualità di paesi frontalieri e, in vario modo, coinvolti nelle vicende di quella che a tutti gli effetti costituisce l’ultima forma di dominio coloniale ancora presente in Africa.

Il confronto in corso è caratterizzato dal recente riavvicinamento e un clima di apertura tra i governi di Algeria e Marocco, mentre gli Stati Uniti hanno dichiarato che sosterranno il piano di autonomia del Sahara occidentale proposto da Rabat. Una proposta che, durante la visita nella capitale nordafricana, il segretario di Stato Hillary Clinton ha definito “seria, credibile e realista”, poiché “permetterebbe ai Sahrawi di gestire autonomamente i propri affari nella pace e dignità”.

Ad alimentare il sostegno per una soluzione favorevole al Marocco sul Sahara Occidentale, le crescenti preoccupazioni per infiltrazioni terroristiche nel Maghreb e nella zona del Sahel, proprio mentre in molti si interrogano sull’opportunità di chiudere i campi profughi di Tindouf. All’indomani della guerra in Libia, infatti, in molti guardano ai campi come a un ‘fianco scoperto’ nella lotta al terrorismo che cerca ramificazioni in una regione poco controllata e dalle frontiere estremamente ‘porose’ attraverso cui proliferano il contrabbando e traffici di vario genere.

Proprio in questa zona, in territorio algerino, nell’ottobre scorso venivano rapiti tre cooperanti occidentali, tra cui l’italiana Rossella Urru, ancora nelle mani di gruppi armati.

Alla proposta di autonomia di Rabat, il Polisario oppone – sulla base di una risoluzione dell’Onu mai applicata – la richiesta di autodeterminazione per il popolo sahrawi tramite un referendum e regole precise sul corpo elettorale che escludano i ‘coloni’ marocchini inviati in questi anni in quelle che il Marocco considera le sue ‘province meridionali’.