Non esiste Stato al mondo che sia o sia mai stato a «pareggio di bilancio», se non per brevi periodi con conseguenti periodi di recessione e quindi deficit di tutto il settore privato, infatti se lo Stato tassa più di quanta moneta mette in circolazione, ovviamente impoverisce le aziende ed i cittadini, sottraendo liquidità agli scambi dell’economia reale, che diminuiscono e vanno in recessione.

Con il trattato di Maastricht e l’ingresso dell’Italia nell’Euro Zona, lo Stato non ha più avuto il potere di regolare la moneta in circolazione nella quantità e redistribuzione adeguate per fare funzionare correttamente i rapporti economici di aziende e famiglie. Come tutti gli Stati al Mondo, eccetto quelli dell’esperimento Euro, lo Stato Italiano aumentava liquidità a costo zero e questo era il deficit pubblico ed inoltre ridistribuiva le ricchezze con le tasse e in alcuni momenti con l’inflazione.
Da quando siamo in zona Euro ogni aumento di liquidità non ha costo zero, quindi il deficit pubblico diventa debito verso la banche e gli speculatori.

Con il Fiscal Compact lo Stato dovrà come minimo fare il pareggio di bilancio (cioè darci 100 e toglierci subito dopo 100), ma meglio ancora se farà il surplus di bilancio (ci darà 100 e ci toglierà 150), cioè dovrà impoverirci, matematicamente. Questa regola dovrà essere inserita nella Costituzioni degli Stati firmatari, o in leggi egualmente vincolanti. Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 3/1 a) – 3/2.

Il debito privato, ovvero aziende e famiglie di conseguenza continua a crescere ed esse non potendo emettere moneta falliranno, con conseguenze che si vedono chiaramente in Grecia.

Con il «Fiscal Compact” uno Stato che dà ai propri cittadini e alle proprie aziende più denaro di quanto gliene tolga in tasse, cioè che spenda a deficit di bilancio, sarà illegale e anti costituzionale.

Il trattato “di pareggio di bilancio” istituzionalizza l’austerità.

Il Governo Italiano dovrà chiedere approvazione alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo prima di emettere i propri titoli di Stato. Anche qui la funzione primaria di autonomia di spesa dello Stato sovrano è cancellata. Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 6.

La Commissione Europea (non eletta) e la Corte Europea di Giustizia hanno potere sovranazionali per dettare le politiche di austerity e di sanzioni dei Paesi aderenti al Fiscal Compact. Sancito dal Fiscal Compact nella premessa a pag. 2. , TITOLO III art. 3/1 e) – 3/2, TITOLO III art. 5/1 a) – art. 8/1 – 8/2.
Ne consegue che con il trattato del Fiscal Compact (pareggio di bilancio) il Parlamento italiano perde ogni potere di decisione significativa in materia di economia del nostro Paese.

La ratifica del Fiscal Compact da parte del Governo italiano significa a partire dal 2013 manovre annuali di puri tagli per più di 50 miliardi di euro all’anno , sino a che il rapporto debito/PIL non scenda sotto il 60% (ad oggi intorno al 120%). Nel caso l’Italia (analogamente agli altri Paesi aderenti al patto) se negli ultimi 3 anni non avrà ridotto ogni anno il debito di 1/20 del totale, incorrerà ad una sanzione di circa 2 miliardi di euro ( in percentuale al PIL).

Quando scatterà la procedura di denuncia di uno Stato (di non essere stato nelle regole), gli altri Stati della zona Euro potranno rifiutarsi di sostenere la denuncia, solo se troveranno un sostegno da parte di una maggioranza qualificata dei medesimi Stati. Cioè, per contrastare l’azione punitiva e arbitraria anche di un solo Stato tutti gli altri dovranno trovare una maggioranza. Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 7.

Saremo costretti ad austerità continue imposte dalla Commissione Europea che nessun italiano elegge. Questo significa povertà imposta su altra povertà.