È quanto emerge da “Haiti: il lento cammino verso la ricostruzione”, il dossier diffuso oggi da Oxfam, confederazione di organizzazioni per lo sviluppo impegnata in numerosi progetti nel Sud del mondo.

In due anni si è registrato qualche progresso: circa la metà delle macerie – pari a 5 milioni metri cubici di detriti – è stata rimossa e 430 chilometri di strade sono stati ricostruiti, fornendo infrastrutture vitali per la ripresa economica.

Ma restano problemi irrisolti: ancora più di 520.000 senzatetto, oltre alla mancanza di acqua corrente, servizi igienici e assistenza medica per la maggior parte della popolazione. L’epidemia di colera è costata migliaia di vite e rimane la principale minaccia alla salute pubblica; il 70% della forza lavoro non ha un impiego o è sottoutilizzata, con l’aggravante che molti di questi problemi esistevano anche prima del terremoto.

Secondo Oxfam, la Commissione ad interim per la Ricostruzione di Haiti (Cirh) ha ottenuto qualche risultato in termini di coordinamento per la riedificazione, “ma molto poco è stato fatto per incoraggiare il governo ad adottare soluzioni a lungo termine”. Secondo l’organizzazione, “è dovere della nuova amministrazione assumere ora un ruolo di forte leadership e elaborare una politica di reinsediamento efficace e con una tempistica chiara per quanti sono rimasti senza casa. E’ inoltre necessario che il governo lavori più a stretto contatto con la società civile haitiana nella pianificazione e nella gestione della ricostruzione per assicurare che i principali bisogni siano soddisfatti”.

Miliardi di dollari di aiuti sono stati annunciati per la ricostruzione di Haiti, ma le promesse di finanziamento non si sono sempre tradotte in denaro per gli interventi sul terreno. Secondo le Nazioni Unite, a fine settembre 2011 i donatori avevano stanziato solo il 43% dei 4,6 miliardi che avevano promesso per la ricostruzione nel biennio 2010-2011.